Cos’è il dolore
Tutti nella vita abbiamo avuto almeno una volta un episodio di dolore, legato ad un trauma o un evento spiacevole, e spesso tale esperienza dolorifica si risolve da sola o con l’aiuto di terapie farmacologiche o conservative come la fisioterapia.
In generale, il dolore è definito come un’esperienza sensoriale ed emotiva associata ad un danno tissutale effettivo o potenziale, questo vuol dire che non solo un danno fisico comporta la comparsa di dolore fisico, ma anche un evento della sfera emotiva è in grado di recarci dolore, così come la possibilità che un evento si verifichi.
Perché esiste il dolore?
Il dolore è un sintomo vitale. Vuol dire che senza di esso verrebbe a mancare un allarme che permette di proteggere il nostro organismo da eventuali danni.
Per esempio, se avviciniamo la mano sul fuoco grazie al dolore spostiamo immediatamente la mano al fine di non ustionarci, quindi non provocare un danno. Questo è un esempio di dolore fisiologico. Il dolore diventa patologico quando si auto-mantiene, quindi non svolge più la sua corretta funzione e diventa malattia.
Perché il dolore cronicizza?
Quando il dolore “si protrae oltre il normale decorso di una patologia o al di là del tempo di guarigione previsto” si parla di dolore cronico. Il dolore è cronico quando persiste e ha una durata superiore a 6 settimane e ha un’intensità sufficiente per produrre effetti negativi sulla qualità della vita di chi ne soffre. Quello che accade è che – a prescindere da un qualsiasi processo infiammatorio – il nostro corpo ha degli “atteggiamenti” maladattivi. Avvengono dei cambiamenti funzionali che mantengo lo stato di dolore anche se la causa del dolore è ormai scomparsa.
In genere chi soffre di dolore cronico non riesce a indicare il dolore in una zona precisa o quale sia il movimento che stimola il dolore, questo è un primo segno di dolore cronico.
Il dolore pelvico cronico
In ambito perineale varie sono le cause che possono determinare il dolore pelvico cronico, come:
– dismenorrea;
– endometriosi;
– prostatiti;
– sindromi dell’intestino irritabile;
– Morbo di Chron e rettocolite ulcerose;
– infezioni ricorrenti;
– nevralgia del pudendo;
– ipertono del pavimento pelvico;
– cistite interstiziale;
– problematiche psicologiche.
Queste condizioni se si manifestano più volte nel corso del tempo possono sensibilizzare la pelvica tanto da far auto-mantenere il dolore anche quando la causa iniziale viene debellata.
Per esempio, una donna di 50 anni che soffre in maniera ricorrente di endometriosi (malattia che crea un’infiammazione dannosa per l’apparato femminile e si manifesta tramite forti dolori e sofferenze intestinali), ha continui processi infiammatori con conseguente dolore pelvico. Sentire dolore per tanto tempo spesso porta a rigidità muscolare, fino ad arrivare ad un ipertono del pavimento pelvico predisponendo ad ulteriore dolore. Magari la paziente riesce a curare l’endometriosi, causa principale del suo dolore, ma essendosi instaurata a causa di questa un ipertono pelvico questo diventerà la causa del suo attuale dolore che non passa.
Dunque, per affrontare il dolore pelvico cronico non basta eliminare la causa iniziale del dolore, perché spesso anche se risolta ha già instaurato un’alterata sensibilizzazione delle strutture tale da mantenere il dolore. Nella riabilitazione del pavimento pelvico anche quello del dolore cronico viene affrontato col fine di rompere questo circolo vizioso di dolore. Come nell’esempio di prima, se la causa del dolore che si mantiene è l’ipertono del pavimento pelvico il Fisioterapista specializzato andrà a trattare questa come causa cercando di far rilasciare la muscolatura.
Come abbiamo visto le cause del dolore pelvico cronico sono molte e spesso il Fisioterapista è in grado di intervenire nella risoluzione del problema, ma di fondamentale importanza è sempre la valutazione e l’individuazione della causa scatenante il dolore.