La ritenzione urinaria, cos’è e come si cura

  • 15 Novembre 2020
La ritenzione urinaria, cos’è e come si cura

Nel precedente articolo abbiamo trattato le cause dell’incontinenza urinaria e come questo problema si possa trattare grazie alla fisioterapia.

Sulla scia delle disfunzioni legate alla funzione urinaria, oltre all’incontinenza, in clinica è possibile riscontrare la disfunzione esattamente opposta, la ritenzione urinaria. Si definisce ritenzione urinaria l’incapacità di svuotare completamente la vescica. In questo caso, non si hanno delle perdite, ma l’incapacità di espellere l’urina. Il disturbo è più frequente all’aumentare dell’età, soprattutto tra gli uomini.

Come nell’incontinenza, possiamo classificare la ritenzione urinaria in due tipologie.

La prima è la “ritenzione urinaria incompleta”, cioè una volta terminato l’atto minzionale parte di urina rimane nella vescica. Questa urina rimanente è definita residuo post-minzionale.

La seconda è la “ritenzione urinaria completa”, può insorgere bruscamente o come esito di una precedente ritenzione urinaria incompleta. Questa tipologia favorisce la formazione del globo vescicale, un rigonfiamento doloroso della parte inferiore dell’addome dovuto all’aumento e stasi delle urine nella vescica per un prolungato periodo di tempo. Il globo vescicale se non trattato in breve tempo, può portare a danni permanenti del muscolo della vescica (detrusore), predisporre a infezioni delle vie urinarie e nefropatie.

Quali sono le cause della ritenzione urinaria?

Le cause dell’insorgenza della ritenzione urinaria sono essenzialmente due, la presenza di un’ostruzione o cause “non ostruttive”.

Nel primo caso l’ostacolo/ostruzione fa sì che l’urina non defluisca attraverso l’uretra per cause come ingrossamento prostatico, restringimento dell’uretra, calcoli uretrali, stenosi del collo della vescica, fecalomi, assunzione di farmaci (tra cui anticolinergici, antispastici, sedativi, oppioidi, antinfiammatori non steroidei), traumi del basso addome e tumori.

Tra le cause “non ostruttive” troviamo riduzione della contrattilità del muscolo detrusore (muscolo della vescica), pavimento pelvico ipertonico, alterazione del segnale nervoso tra cervello e vescica. Se i nervi non funzionano correttamente – per cause come ictus, lesioni cerebrali o spinali, parto vaginale ecc… –, il cervello non riceve il messaggio che comunica che la vescica è piena e quindi di procedere allo svuotamento. Un pavimento pelvico ipertonico vuol dire che la muscolatura che circonda il canale uretrale – canale di passaggio dell’urina verso l’esterno – non si rilassa quando la vescica si contrae per espellere l’urina. Il mancato rilassamento del pavimento pelvico fa sì che l’urina non attraversi correttamente il canale uretrale restando in vescica (ritenzione completa) o solo una piccola parte lo attraversa (ritenzione incompleta).

Che sia una ritenzione ostruttiva o “non ostruttiva” i pazienti riferiscono esitazione nell’atto minzionale e spesso di dover contrarre gli addominali come a dover effettuare una spinta che porti l’urina all’esterno. I sintomi più comuni sono un flusso ipovalido, che si blocca spesso o la sensazione di incompleto svuotamento (residuo post-minzionale) e disuria (dolore durante l’atto minzionale).

Si può trattare la ritenzione urinaria con la fisioterapia?

La risposta è sì, ma vanno fatti dei distinguo. Appare chiaro che il trattamento fisioterapico non potrà essere efficace o adeguato a ritenzioni urinarie ostruttive, in quanto gli ostacoli anatomici dovranno essere trattati per via farmacologica e/o chirurgica. Diverso per la ritenzione urinaria “non ostruttiva” in cui il fisioterapista è in grado di intervenire.

Qual è il trattamento fisioterapico per la ritenzione urinaria “non ostruttiva”?

Non esiste un’unica terapia per il trattamento della ritenzione urinaria, ma molteplici possibilità che il fisioterapista, in base alla causa della ritenzione, adotterà specificatamente.

 

Qualche esempio…

 

– Se il problema è legato a una riduzione della capacità contrattile del muscolo detrusore, il paziente tenderà ad andare in bagno raramente svuotando la vescica ad alti volumi. In questo il fisioterapista interviene solo a livello comportamentale utilizzando il diario minzionale e il time vodding. Il diario minzionale ha lo scopo di mettere in luce le abitudini minzionali facendo annotare al paziente su un foglio di carta ora e volume della minzione e liquidi introdotti durante il giorno. Grazie a questi dati il fisioterapista potrà impostare il time vodding, cioè dare al paziente precisi intervalli minzionali con lo scopo di riabituare la vescica a svuotarsi a volumi fisiologici.

 

– Se il problema è legato alla presenza di un pavimento pelvico ipertonico, il paziente potrà beneficiare della fisiokinesiterapia del pavimento pelvico e terapia manuale con l’obiettivo di ridurre le contrazioni inappropriate della muscolatura. Spesso è associato anche un trattamento farmacologico miorilassante. Se il training di rilasciamento della muscolatura pelvica fallisce può essere necessario

aggiungere la TTNS (Stimolazione Transcutanea del Nervo Tibiale Posteriore). Attraverso l’applicazione di elettrodi di superficie a livello della caviglia, si effettua una stimolazione al fine di rilassare la muscolatura pelvica.

 

– Se il problema è un’alterazione della comunicazione tra il cervello e la vescica, il fisioterapista prediligerà come terapia la TTNS.

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