(Tratto da: Tesi di laurea di Ornella Corvo, Università di Urbino “Carlo Bo”, Ottobre 2015)
Che venga chiamato “dolore al collo”, “cervicalgia” o “Neck Pain”, di “dolore cervicale” se ne parla sempre più spesso, forse in maniera errata, e di conseguenza si sente dire, al riguardo, tutto e il contrario di tutto: dai rimedi più bizzarri alle auto prescrizioni farmacologiche. Con il termine “Neck Pain o dolore cervicale” si identifica un dolore posteriore o postero-laterale del collo di origine ossea, articolare e muscolare. Sta diventando un grave problema di salute pubblica nei paesi occidentali industrializzati, secondo come frequenza solo al dolore lombare, in particolare per la disabilità, la riduzione della qualità della vita e per gli elevati costi dovuti ai trattamenti e alle assenze dai posti di lavoro. Circa due terzi della popolazione sperimenta un dolore cervicale durante la vita, con prevalenze crescenti durante l’età adulta ed anziana,[1] e con una prevalenza maggiore nelle donne rispetto agli uomini.
Sia che si tratti di una manifestazione cronica, che di una manifestazione acuta si tende ad attribuire all’insorgenza del dolore un’origine disfunzionale (cervicalgia “aspecifica” o “comune”), in cui coesistono componenti infiammatorie, muscolari, meccaniche, posturali, neurologiche e psico-sociali. L’eziologia del dolore cervicale è multifattoriale e dipende da fattori non modificabili (età, sesso, familiarità, condizioni generali di salute, pregressi esiti traumatici) e da fattori modificabili (posturali, comportamentali, psico-sociali). Gli stessi fattori di rischio possono assumere anche una valenza prognostica, favorendo o ritardando le recidive dolorose. Sarebbe riduttivo parlare di un trattamento per il dolore cervicale senza prima prendere in considerazione l’assetto posturale globale di un soggetto. I tratti cervicale, toracico e lombare della colonna vertebrale sono biomeccanicamente correlati. Ogni postura che il corpo assume produce una determinata pressione sulla colonna vertebrale e, in particolar modo, sul disco intervertebrale[2]. Il dolore, in genere, si risveglia in seguito all’assunzione di posizioni scorrette e mantenute per tempi lunghi e può determinare una limitazione del movimento. Quando è interessata la zona cervicale superiore, il dolore si irradia fino all’occipite e si accompagna spesso a cefalee o vertigini; mentre quando è interessato il tratto cervicale inferiore la sintomatologia può interessare anche la spalla o la zona interscapolare.
Il rachide cervicale funziona come una vera e propria leva fisica: “Quando portiamo il peso della testa in avanti, aumenta progressivamente la distanza tra il fulcro e la resistenza (quindi il braccio della resistenza). Per mantenere questa posizione i muscoli dovranno esercitare una forza notevole per sorreggere il capo. Proprio un eccessivo lavoro di questi muscoli, in questa posizione, provoca l’infiammazione dei suddetti.”[3] Sicuramente la struttura del nostro corpo non è stata progettata per vivere sdraiati o otto ore seduti su una sedia. Se da un lato i dispositivi tecnologici (come ad esempio personal computer e smartphone) hanno migliorato la produttività e l’efficienza lavorativa, dall’altro lato, il loro utilizzo eccessivo può causare la sindrome dei videoterminali, con, manifestazioni di dolori muscolo-scheletrici, disturbi visivi, mal di testa, e altri sintomi. Tra questi, sicuramente, il dolore cervicale dovuto all’alterazione strutturale della “postura con la testa proiettata in avanti” (Forward Head), ha una rilevanza fondamentale in quanto “è associata ad un aumento dell’estensione del tratto cervicale superiore, unito ad un accorciamento dei muscoli trapezio superiore, estensori cervicali, sternocleidomastoideo ed elevatore della scapola.”[4]
Non si deve dimenticare che la postura è in continuo mutamento e che quindi può essere correlata all’origine del dolore cervicale in rapporto a tutte le attività della vita quotidiana. Ogni soggetto ha caratteristiche a sé stanti e quindi deve essere valutato nella sua globalità. Prima di procedere a qualsiasi trattamento rieducativo è importante e necessario che ogni soggetto venga sottoposto ad anamnesi ed esame obiettivo, per la definizione di un corretto protocollo di lavoro; La valutazione deve essere continuamente rinnovata per non rischiare di perdere di vista l’obiettivo proposto. Un gran numero di studi in letteratura confermano che l’attività motoria ha un ruolo positivo nella prevenzione primaria e secondaria del dolore cervicale, con una conseguente dimunuzione della percezione del dolore e un miglioramento della qualità della vita. La prevenzione primaria rappresenta l’unica terapia veramente valida nel trattamento delle rachialgie, perché è basata sull’eliminazione dei fattori di rischio. L’esposizione prolungata a fattori di rischio, in un organismo biomeccanicamente instabile, rappresenta il presupposto per sviluppare un dolore cervicale cronico, con la conseguente disabilità o riduzione della qualità della vita. La prevenzione secondaria ha l’obbiettivo di prevenire le recidive della patologia, intervenendo sull’eliminazione dei fattori di rischio e il cambiamento delle abitudini quotidiane.
La prevenzione primaria e secondaria del dolore cervicale, per avere successo, deve svolgersi attraverso l’educazione e strategie comportamentali e specifiche azioni motorie in programmi individualizzati. Puntare su un piano di lavoro che preveda esercizi intensi o un potenziamento muscolare eccessivo durante la fase acuta non farebbe altro che peggiorare le condizioni. Bisognerebbe cercare di decontrarre i muscoli e i legamenti attraverso movimenti blandi, e decomprimere i dischi con trazioni attive e passive. Successivamente si può passare a un potenziamento e ad una elasticizzazione muscolare mirate al raggiungimento della capacità di stabilizzazione del tronco e a un controllo posturale adeguato. Gli obiettivi che hanno in comune i diversi metodi di ginnastica posturale sono: la qualità del movimento; il miglioramento della percezione del corpo e della consapevolezza delle proprie posture; il miglioramento della mobilità articolare e dell’elasticità muscolare, e l’acquisizione dell’abilità posturale.
I metodi più conosciuti sono:
- Il metodo McKenzie: usa il concetto di centralizzazione del sintomo, considerando un miglioramento la localizzazione lombare del dolore ed un peggioramento l’irradiarsi a distanza nel gluteo e nell’arto inferiore.
- Il metodo Meziéres: usa esercizi di allungamento praticati mantenendo una postura più corretta possibile, in particolare in statica, sensibilizzando il paziente a percepire profondamente il suo corpo.
- La Back School: fornisce informazioni utili per il paziente, per un corretto utilizzo della sua colonna, infonde l’autostima e la fiducia in se stessi, insegnando l’autogestione del proprio problema.
- Il metodo di Souchard o Rieducazione Posturale Globale, derivato dal metodo Meziéres e basato sul trattamento delle catene cinetiche.
- La Rieducazione Propriocettiva: infonde un migliore controllo posturale tramite un potenziamento massimale delle afferenze propriocettive, attraverso esperienze personali ed individuali del paziente.
- La Riprogrammazione Senso-Motoria: ripristina un corretto atto motorio, mediante una sua elaborazione cognitiva e percettiva ed una conseguente normalizzazione degli automatismi statici e dinamici.
- L’ Allungamento muscolare globale decompensato: riprende dal metodo Mezieres usando esercizi di allungamento delle catene muscolari tramite l’utilizzo di Pancafit.
[1] Binder AI. Cervical spondylosis and neck pain. BMJ 2007;334:527-31
[2] De col E., La ginnastica posturale.,Ed. Mediterranee, Roma 2006
[3] Ceragioli L., Ginnastica posturale. Respirazione, schiena, bacino, collo, esercizi., Giunti Demetra 2010 Pag.26
[4] Silva AG, Punt TD, Sharples P, Vilas-Boas JP, Johnson MI. Head posture and neck pain of chronic nontraumatic origin: a comparison between patients and pain-free persons. Arch Phys Med Rehabil. 2009 Apr;90(4):669- 74.